lunedì 8 settembre 2014

MISERIA E NOBILTÀ



La terribile vicenda del ragazzo di Napoli ucciso dal carabiniere porta subito alla mente l'analoga vicenda del ragazzo di colore freddato dalla polizia americana. È fin troppo semplice in queste situazioni limitarsi a chiedere più regole e maggiori controlli sia da una parte che dall'altra (è chiaro che da questo punto di vista si può sempre migliorare) ma visto che di episodi come questo ce ne sono stati tanti (Cucchi, Aldrovandi, Uva solo per citarne alcuni tra i più noti) e purtroppo non saranno gli ultimi, probabilmente il problema non sta solo nelle regole. Questi eventi tragici sono epiloghi di storie di miseria, miseria che non è tanto (o almeno non solo) miseria economica, quanto piuttosto una miseria di valori, di cultura e di idee. E questa miseria di valori di tanto in tanto, quasi inevitabilmente, finisce per sfociare in qualche tragico epilogo, quasi come se fosse quella la naturale valvola di sfogo. C'è un filo comune che lega le tragiche morti di questi ragazzi con vicende che a prima vista possono apparire completamente sconnesse, come ad esempio i femminicidi. Ma in una società verticale come la nostra dove le disuguaglianze non solo sono la normalità ma vengono addirittura incentivate, c'è una costante contrapposizione tra chi ha poteri più o meno grandi e chi quei poteri non li ha. Se ho una divisa, oppure un'arma, o se semplicemente sono più forte di te, allora sono nelle condizioni di esercitare un potere, e ci vuole poco per trasformare l'esercizio del normale potere in abuso. Per stemperare le frizioni generate dalla difformità della distribuzione del potere è necessario andare ad oliare quei meccanismi che fungono da cuscinetto, e per farlo bisogna ridurre la miseria di valori, di cultura e di idee che permea l'intera società moderna.
E come si fa a "nobilitare" le persone e a farle uscire dalla loro condizione di miseria? La risposta è sempre la stessa, è banale, tutti la conoscono, tutti ne parlano ma nessuno fa mai niente: la scuola. L'unica riforma che può cambiare questo paese è la riforma della scuola. Ma quando parlo di riforma mi riferisco ad una riforma seria e non alla pagliacciata presentata in questi giorni che tende a deformare più che a riformare. Una scuola aperta tutto il giorno organizzata più o meno in questo modo: materie letterarie, scientifiche e lingue al mattino, con ore aggiuntive date ai docenti per far svolgere i compiti direttamente in classe (questo è l'unico vero modo per garantire l'uguaglianza di insegnamento visto che una volta a casa i ragazzi che possono essere seguiti sono avvantaggiati rispetto a chi magari ha una condizione familiare più disastrata); il resto delle attività di pomeriggio: arte, musica, teatro, sport etc.etc. così i ragazzi avrebbero realmente la possibilità di imparare a dipingere, a scolpire, suonare uno strumento etc.etc. E poi ogni scuola potrebbe organizzare mostre, eventi sportivi, eventi teatrali etc. (aperti anche alle famiglie) e si potrebbero organizzare concorsi e manifestazioni nazionali in modo tale che i ragazzi possano anche confrontarsi con i coetanei provenienti da altre parti del paese etc.etc. Questo è il modo per trasformare la scuola nel cuore pulsante ed il fulcro della società.
Cosa ci vuole per fare tutto questo? Solo la volontà! I soldi non li cito neanche, perché bastava destinare i 10 miliardi spesi per lo spot degli 80 euro per la scuola e c'erano già tutte le risorse per far partire la "rivoluzione". Di tanto in tanto di riforme simili se ne sente parlare ma non viene mai fatto niente. Il perché è abbastanza ovvio, una riforma di questo tipo scontenterebbe tante persone che lavorano in differenti settori e probabilmente i primi a non volerla sono proprio i nostri governanti: con un popolo istruito la stragrande maggioranza di chi oggi siede in parlamento starebbe a fare qualcos'altro.

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